Le vie della commedia 2023


Torna il festival teatrale Le Vie della Commedia, organizzato dal Polo Culturale Mercatorum e Priula in collaborazione con deSidera Teatro Festival/Teatro de Gli Incamminati.

Ecco gli appuntamenti:

Martedì 18 luglio 2023 – ore 21.00 Cortile Palazzo della Provincia di Bergamo

Alichin di Malebolge

Di Enrico Bonavera

Regia di Christian Zecca

Chi parla ed agisce è Alichino, un diavolo dei Malebranche che, inseguendo Dante e Virgilio, a suo dire colpevoli di aver fatto cadere lui e il suo compagno Calcabrina nella pece bollente, finisce fuori dall’ Inferno e si perde nel mondo dei vivi. Racconta così le sue peripezie, che l’hanno visto per otto secoli accompagnarsi a compagnie di teatranti vagabondi e reincarnarsi di volta in volta negli interpreti della maschera di Arlecchino. 

Ora è finalmente tornato a Malebolge, grazie ad una seduta spiritica, ma ai ‘reduci’ il ritorno a casa riserva sempre molte sorprese.
Molte cose sono cambiate. 

Anche l’Inferno non è più quello di una volta. Dove sono finiti i Dannati?
Dove quella bella puzza rassicurante?
Dove fiamme e pece? 

In un’ora e mezza scoppiettante, in un dialetto falso/lombardo-veneto, Bonavera indossa le vesti di questo ‘povero diavolo’, furioso, ingenuo, stralunato, e pasticcione, divertendosi a giocare con la fantasia nel mondo della Commedia dantesca, in un viaggio esistenziale pieno di avventure paradossali, comicità ma anche di tanta poesia.

Venerdì 21 luglio 2023 – ore 21.00 Piazza della Chiesa di Cornello dei Tasso

Arlecchin dell’Onda

Di Enrico Bonavera

Con Enrico Bonavera e Barbara Usai

La Tradizione della Commedia dell’Arte vede le Maschere partecipare a molte e diverse storie ed avventure, in tanti diversi Canovacci.  La molteplicità di situazioni ha ispirato, alla fine del XVIII secolo, un grande autore veneziano, Carlo Gozzi, per la creazione delle sue Fiabe Teatrali, in cui i vari Pantalone, Arlecchino, Brighella e compagnia, venivano trasportati, dal natio suolo italico, nei territori di Oriente ed Africa, in un contesto onirico e favolistico.
È da questa libertà di reinvenzione e di ricollocazione del mondo delle maschere che nasce l’idea di portare quei personaggi in nuove vicende e creare per loro nuovi lazzi e monologhi più attinenti al nostro mondo contemporaneo. 

In particolare, se esiste una strada aperta al contatto tra diverse popolazioni è proprio il mare Mediterraneo, culla perenne di culture diverse che nel tempo si sono incontrate, scontrate, contaminate e trasformate. 

Ecco così che in Arlecchin dell’onda troviamo un Pantalone mercante di nuovi schiavi, profittatore dei flussi migratori, un Capitan Matamoros che abbandonato il suo cavallo si è imbarcato, credendosi novello pirata, su un peschereccio, o un Arlecchino che, spinto dalla fame a cercare fortuna a Genova, lavora come scaricatore nel porto e altri ancora. 

Ma troviamo soprattutto Carolina e Pulcinella, separati dagli eventi ma ricongiunti da un tragico comune destino.
Tra racconti veri, veritieri o immaginari, musiche antiche e lazzi delle maschere, 

Arlecchin dell’onda si propone come uno spettacolo comico e al tempo stesso commovente, una divertita e amara riflessione sulle radici contraddittorie e le storie della nostra cultura mediterranea. 


Domenica 23 luglio 2023 – ore 21.00 Sagrato della Chiesa di Dossena

Il naufragio – Racconto autenticamente fantastico di una Maschera

Di Giorgio Bongiovanni

Con la collaborazione delle Maschere di Sartori

E la partecipazione di Giovanni Bobbio

Questa è una storia vera.

È la storia di una Maschera.

Anzi, di una tournée.

Anzi, di uno spettacolo.

Anzi, no, è una storia che parla di tutte queste cose e di tante altre insieme. Parla di navi travolte da Shakespeariane tempeste e traversate oceaniche. Ma soprattutto parla di Teatro, quello che si scrive con la T maiuscola ma che è fatto di tante minuscole cose, di fatica, di studio, di pazienti attese e di tempi lunghissimi, di entusiasmi e delusioni, di applausi e umiliazioni. E in questa storia che parte da una tournée, una delle tante tournée dello storico Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni/Strehler, il ruolo da protagonista è ricoperto da una Maschera, quella di Pantalone de’ Bisognosi che indosso da decenni, ormai.

La Maschera, anch’essa con la M maiuscola, del personaggio, carattere, tipo fisso del vecchio mercante veneziano dall’occhio acuto e dal cuore umano; ma anche, e soprattutto, la Maschera metafora del Teatro, di un mondo fatto di niente, di carta e di parole effimere.

Lascerò parlare lei, la Maschera, la seguirò e accompagnerò in un racconto tanto reale da sembrare fantastico, cercando di non disturbarla nei ricordi, nei dettagli della memoria, per tirar fuori dal fumo del tempo una storia vera di Teatro vissuto, sudato e amato, di un Teatro che, tante volte, dà l’impressione di non esistere più; ma che ogni volta, quando pare definitivamente morto, naufragato tra onde e scogli, risorge dalle sue ceneri… come dagli abissi oceanici.

Domenica 30 luglio 2023 – ore 21.00 Oneta (San Giovanni Bianco)

Buffoni all’inferno

Di Stivalaccio Teatro

Con Matteo Cremon, Michele Mori, Stefano Rota

Regia di Marco Zoppello

Profondità delle lande desolate dell’inferno. Un tranquillo ed eterno giorno di torture strazianti. D’un tratto si leva un latrare sguaiato, sono i diavoli di malebranche che corrono da una parte all’altra alla ricerca del loro Re: il terribile Satana. Sulle rive dello Stige sono giunte millemila anime, così, d’un tratto, portate all’altro mondo da una fulminante peste bubbonica, vaiolica, assassina e vigliacca.

L’Ade è di colpo intasato e Minosse, impietoso giudice delle anime, è costretto a fare i salti immortali per esaminare le colpe di tutti. Le operazioni vanno a rilento, gli spiriti protestano, insorgono, volano insulti e qualche brutta bestemmia.

Belzebù, con profonda saggezza, offre uno sconto di pena alle anime di tre buffoni, Zuan Polo, Domenico Tagliacalze e Pietro Gonnella per tornare a fare ciò che in vita gli riusciva meglio: intrattenere. 

Lo spettacolo ripesca dall’antica arte del buffone, l’intrattenitore per antonomasia, il più devoto cultore dello sghignazzo. Da che mondo è mondo i Comici sono spaventati quanto attratti dall’Inferno. Non c’è niente da fare, l’Averno è la destinazione finale per chi è pronto a tutto per

strappare una risata. L’inferno e tutti i suoi sulfurei carcerieri sono alla base dalla tradizione popolare e dei racconti dei cantastorie. Esso racchiude al suo interno l’alto e il basso, il tragico e il grottesco. Abbiamo provato ad indagare, tra il tardo medioevo e il rinascimento, qualche esempio di racconti infernali, libelli basso corporei dal sentore mefitico. I fablieux francesi ne sono ricolmi, uno su tutti “il peto del villano”. Racconto faceto su un povero spirito demoniaco vittima dei miasmi di un contadino malsano. Sempre a proposito di morte la tradizione orale del nostro paese racconta di alcuni momenti carnevaleschi dove si usava recitare il paradossale testamento del porco e, perché no, di numerosi altri animali da cortile, ascoltati in pubblica piazza prima di diventare portata principale del martedì grasso. Ma di storie, novelle, cantari e stornelli ce ne sono e ce ne sarebbero molti.

A narrare questi episodi sono tre attori o meglio buffoni, comici, reietti, gente disposta a tutto per portare il riso. Lo faranno servendosi dell’arte buffonesca, quella maestria quattrocentesca che partorì poi la grande tradizione dei comici dell’Arte. Strambe figure, novelline, travestimenti grotteschi, cantari bislacchi, maschere demoniache e improvvisazioni oscene saranno alla base de “Buffoni all’Inferno”, un Decamerone buffo e tragico.


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