La chiesa di Cornalita, dedicata al Corpus Domini, sorge in posizione centrale tra i due nuclei originari del paese, equidistante e ben visibile da ogni punto dell’abitato, anche dalle nuove costruzioni sorte a monte e a valle. Pur non essendo mai stata una parrocchia autonoma, fino alla seconda metà del Novecento fu retta da un cappellano residente e godeva di importanti prerogative parrocchiali, come il battistero e il cimitero, attestati già nelle visite pastorali del Cinquecento. Gli abitanti della contrada vi ricevevano battesimo e sepoltura, un privilegio unico tra le chiese sussidiarie della parrocchia di San Giovanni Bianco. Orgogliosi della loro autonomia, gli abitanti di Cornalita difesero a lungo i propri diritti religiosi e gestionali, rifiutando ogni ingerenza del parroco di San Giovanni Bianco, ma allo stesso tempo esigendo da lui il rispetto puntuale dei doveri verso la loro comunità.

La chiesa di Cornalita conserva pregevoli opere d’arte seicentesche e settecentesche. La pala dell’Ultima Cena, restaurata nel 2004, è un capolavoro della pittura sacra locale: Gesù, circondato dagli apostoli nel momento in cui annuncia il tradimento, domina la scena con accenti drammatici e intensi. In primo piano Giuda, con le monete in mano, fissa l’osservatore; accanto, Giovanni si abbandona fiducioso sul petto del Maestro. L’opera fu commissionata “per devozione” dalle donne di Cornalita. Accanto si trova la pala della Madonna con Bambino, Santi e donatore (1619), in cui San Carlo, San Francesco e San Giuseppe affiancano la Vergine, mentre in alto compaiono il Padre eterno e lo Spirito Santo tra angeli musicanti; la commissionò Iseppo Capello “per sua devotione”. A sinistra dell’abside è collocata la Fuga in Egitto, forse raffigurante il paesaggio di Cornalita del Seicento. Completano l’arredo sacro numerosi dipinti del XVII e XVIII secolo — tra cui l’Annunciazione, il Battesimo di Cristo, San Michele, Sant’Anna, Santa Lucia e la Madonna del Latte — testimonianze della profonda devozione e vitalità artistica della comunità.
Fonte: “Le nostre 25 chiese” a cura di Tarcisio Bottani, Enzo Rombolà, Wanda Taufer
