La mascherata è una farsa che riprende un tema caratteristico del carnevale: la rappresentazione della vicenda di una famiglia tipo di montagna, composta da un vecchio ubriacone (il vècc ciochetù) e una vecchia a cui fanno da contorno diversi personaggi come la figlia e il moroso, la morte, il diavolo, l’angelo, l’asino, il dottore, il notaio e il prete. Ai personaggi si aggiungono una maschera, a cui era affidato il compito di raccontare la trama dello spettacolo messo in scena e un altro personaggio mascherato, che doveva tenere libero il luogo della rappresentazione da possibili disturbatori. Lo spettacolo doveva svolgersi al calare della sera, all’aperto e doveva essere accompagnato da alcuni portatori del chiaro (degli uomini che portano delle lampade da minatore accese), dalla musica, ol bandì, e da un clima festoso.
La mascherata di Dossena ricalca l’antico carnevale contadino in cui le persone festeggiavano la fine dell’inverno e propiziavano l’inizio della primavera. Col tempo la mascherata è diventata un momento di socializzazione e di divertimento, di rilettura del presente in continuità col passato e di recupero dell’identità culturale dossenese.
Grazie all’artista dossenese Filippo Alcaini, alla fine degli anni Sessanta, il Gruppo della Mascherata di Dossena si ricompose. Filippo Alcaini scriveva le trame delle mascherate, costruiva le baöte (le maschere della tradizione popolare locale) e disegnava i costumi.
La tradizione antica della Mascherata in tempo di carnevale è seguita ancora oggi a Dossena e viene messa in scena in diverse occasioni, sempre all’aperto e a tarda sera.