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AVVISO:
Il Polo Culturale gestisce solo le visite guidate su prenotazione per scuole e privati.
Per informazioni su ingressi, visite e tariffe alla Casa Museo è necessario rivolgersi al gestore ai seguenti contatti:
Cooperativa OTER
Tel. 371 1465312
E-mail: info@orobietourism.com
Il Museo
La Casa Museo di Arlecchino si trova all’interno di Palazzo Grataroli nel borgo di Oneta ed è di proprietà del Comune di San Giovanni Bianco.
Il nome “Casa di Arlecchino”, con cui è comunemente conosciuto il palazzo signorile del borgo, è legato all’attore rinascimentale Alberto Naselli, che rappresentò lo Zanni e Arlecchino nelle principali corti europee e che, secondo la tradizione, soggiornò nel palazzo di Oneta, ma non ci sono fonti documentarie in grado di provarlo.
La Casa conserva una selezione di maschere dei personaggi della commedia dell’arte e ospita, dal 2015, un teatro stabile di burattini della Compagnia del Riccio, in cui sono messe in scena brevi storie in occasione delle visite guidate delle scolaresche e di eventi particolari.
Il Museo è inoltre sede di laboratori didattici e di visite guidate lungo la Via Mercatorum organizzati dal Polo Culturale Mercatorum e Priula.
Il Palazzo
L’edificio che oggi ospita il museo è di origine medievale e aveva probabilmente una funzione difensiva del borgo, collocato lungo la Via Mercatorum.
Divenne dimora signorile tra il Quattrocento e il Seicento, quando fu acquistato e ristrutturato dalla potente casata locale dei Grataroli, che vantavano grandi ricchezze acquisite a Venezia, della quale portarono anche il gusto architettonico: il loro palazzo è l’unico esempio di architettura veneta in Valle Brembana. I Grataroli fecero decorare la casa con pregevoli affreschi, visibili ancora oggi entrando nel grande salone: la Camera Picta.
Gli affreschi, databili alla seconda metà del XV secolo, testimoniano l’ascesa della famiglia attraverso l’intercessione dei santi guaritori legati alla devozione popolare e attraverso la rappresentazione di un torneo cavalleresco dove i Grataroli, distinguibili per la presenza di una gratarola (una grattugia) disegnata sul loro scudo, sconfiggono i nemici dimostrando il loro potere alle famiglie nobiliari della Valle, raffigurate negli stemmi che contornano la scena.
All’ingresso del Palazzo, invece, è visibile un affresco che rappresenta un uomo con un bastone in mano accompagnato dalla scritta: Chi no è de chortesia, non intrighi in casa mia. Se ge venes un poltron, ghe darò del mio baston. Questo dipinto è una rappresentazione dell’Homo Sevadego, figura popolare diffusa nelle comunità retico-alpine e metafora dell’attaccamento dell’uomo alla propria terra e del suo rapporto con i cicli della natura.
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